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Verena Poloni

Verena Poloni

Mercoledì, 07 Maggio 2025 09:03

Istat: Commercio al dettaglio - marzo 2025

A marzo 2025 si stima, per le vendite al dettaglio, una variazione congiunturale negativa in valore e in volume (-0,5% per entrambi). Sono in calo sia le vendite dei beni alimentari (-0,5% in valore e -0,9% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,3% e -0,4%).

Nel primo trimestre del 2025, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio diminuiscono dello 0,2% in valore e dello 0,5% in volume. La flessione riguarda sia i beni alimentari (-0,1% in valore e -0,5% in volume) sia i prodotti non alimentari (rispettivamente -0,4% e -0,6%).

Su base tendenziale, a marzo 2025, le vendite al dettaglio registrano una variazione negativa del 2,8% in valore e del 4,2% in volume. Il calo è più marcato per i beni alimentari (-4,2% in valore e -6,7% in volume), meno accentuato per i beni non alimentari (-1,4% in valore e -2,1% in volume).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali positive solo per i Prodotti di profumeria, cura della persona (+1,8%) e i Prodotti farmaceutici (+0,6%). Il calo più consistente, invece, riguarda Cartoleria, libri, giornali e riviste (-4,5%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,2%).

Rispetto a marzo 2024, il valore delle vendite al dettaglio è in flessione per tutte le forme distributive: la grande distribuzione (-2,6%), le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-3,1%), le vendite al di fuori dei negozi (-4,7%) e il commercio elettronico (-1,3%).

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A marzo 2025 la diminuzione degli occupati su base mensile si associa alla crescita dei disoccupati e al calo degli inattivi.

La diminuzione dell’occupazione (-0,1%, pari a -16mila unità) riguarda le donne, i minori di 35 anni di età, i dipendenti a termine e gli autonomi; nelle altre classi d’età, tra gli uomini e tra i dipendenti permanenti il numero di occupati cresce. Il tasso di occupazione è stabile al 63,0%.

L’aumento delle persone in cerca di lavoro (+2,1%, pari a +32mila unità) si osserva soltanto per gli uomini e i minori di 50 anni d’età. Il tasso di disoccupazione sale al 6,0% (+0,1 punti), quello giovanile al 19,0% (+1,6 punti).

Il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,1%, pari a -11mila unità) coinvolge gli uomini e i 35-49enni a fronte di un aumento tra le donne e nelle altre classi d’età, con l’eccezione dei 15-24enni che registrano una stabilità. Il tasso di inattività è invariato al 32,9%.

Confrontando il primo trimestre 2025 con il quarto 2024, si osserva un aumento di 224mila occupati (+0,9%).

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa all’aumento delle persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a +7mila unità) e alla diminuzione degli inattivi (-1,7%, pari a -217mila unità).

A marzo 2025, il numero di occupati supera quello di marzo 2024 dell’1,9% (+450mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne e chi ha almeno 35 anni d’età, mentre per i 15-34enni si osserva una diminuzione. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,9 punti percentuali.

Rispetto a marzo 2024, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-11,8%, pari a -208mila unità) sia quello degli inattivi (-0,9%, pari a -107mila).

Le differenze di genere

A marzo 2025, rispetto al mese precedente, tra gli uomini aumentano i tassi di occupazione (+0,1 punti) e disoccupazione (+0,3 punti) e cala il tasso di inattività (-0,3 punti); tra le donne, invece, i tassi di occupazione e disoccupazione diminuiscono (-0,1 punti in entrambi i casi), a fronte di un aumento del tasso di inattività (+0,2 punti).

Su base annua, sia per gli uomini sia per le donne, si osserva la crescita del tasso di occupazione (+0,8 e +1,0 punti rispettivamente) e la diminuzione di quelli di disoccupazione (-0,3 punti tra gli uomini e -1,7 punti tra le donne) e di inattività (-0,6 tra i primi e -0,1 tra le seconde).

Occupazione dipendente e indipendente

La diminuzione congiunturale del numero di occupati, registrata a marzo 2025, è il risultato del calo dei dipendenti a termine (-2,4%) e degli autonomi (-0,3%) associato alla crescita dei dipendenti permanenti (+0,4%).

In termini tendenziali, l’occupazione cresce tra i dipendenti permanenti (+4,2%) e gli autonomi (+0,9%), mentre cala tra i dipendenti a termine (-9,4%).

La partecipazione al mercato del lavoro per classi di età

Tra febbraio e marzo 2025, per chi ha meno di 35 anni d’età il calo del tasso di occupazione si associa all’aumento di quello di disoccupazione (particolarmente marcato per i 15-24enni); l’inattività cresce tra i 25-34enni e diminuisce tra i più giovani. Tra i 35-49enni aumentano i tassi di occupazione e disoccupazione e cala il tasso di inattività; infine, tra chi ha almeno 50 anni, la stabilità dell’occupazione si accompagna alla diminuzione della disoccupazione e alla crescita dell’inattività.

Su base annua, per i 15-34enni cala l’occupazione e cresce l’inattività; al contrario, per chi ha almeno 35 anni, l’occupazione aumenta e l’inattività diminuisce. La disoccupazione, invece, si riduce in tutte le classi d’età ad eccezione dei 25-34enni, tra i quali è in aumento.

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Prezzi al consumo (dati provvisori) - Aprile 2025

Secondo le stime preliminari, nel mese di aprile 2025 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% su base mensile e del 2,0% su aprile 2024, dal +1,9% registrato nel mese precedente.

La lieve accelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente alla dinamica dei prezzi degli Energetici regolamentati (da +27,2% a +32,9%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +1,6% a +4,4%), ma anche all’aumento del ritmo di crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +3,3% a +4,2%) e lavorati (da +1,9% a +2,3%). I prezzi degli Energetici non regolamentati decelerano (riportando il tasso di variazione su valori negativi da +0,7% a -2,9%), come anche quelli dei Tabacchi (da +4,6% a +3,4%).

Nel mese di aprile l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera (da +1,7% a +2,1%), come anche quella al netto dei soli beni energetici (da +1,8% a +2,2%).

La crescita tendenziale dei prezzi dei beni si attenua (da +1,5% a +1,1%), mentre quella dei servizi si accentua (da +2,5% a +3,0%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si amplia, portandosi a +1,9 punti percentuali contro i +1,0 del mese precedente.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione (da +2,1% a +2,6%), mentre la crescita tendenziale dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallenta (da +1,9% a +1,6%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+3,4%), ma anche a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,7%), che risentono entrambi di fattori stagionali. Un sostegno alla dinamica congiunturale dell’indice generale si deve inoltre agli Alimentati, sia non lavorati (+0,7%) sia lavorati (+0,5%). La diminuzione dei prezzi degli Energetici, regolamentati e non regolamentati (rispettivamente -6,0% e -5,3% rispetto a marzo), ha esercitato un effetto di contenimento alla crescita dei prezzi al consumo su base mensile.

L’inflazione acquisita per il 2025 sale a +1,5% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una variazione pari a +0,5% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali di cui il NIC non tiene conto, e a +2,1% su base annua (come nel mese precedente).

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Nel primo trimestre del 2025 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2020, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto al primo trimestre del 2024.

Il primo trimestre del 2025 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in meno rispetto al primo trimestre del 2024.

La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, mentre i servizi sono risultati stazionari. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta.

La variazione acquisita per il 2025 è pari a +0,4%.

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Alla fine di marzo 2025, i 40 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 52,7% dei dipendenti – circa 6,9 milioni – e corrispondono al 50,7% del monte retributivo complessivo.

Nel corso del primo trimestre 2025 sono stati recepiti nove contratti: logistica, servizi socio assistenziali-Uneba, ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, edilizia, energia elettrica, autoferrotranvieri e Rai.

A fine marzo 2025, i contratti in attesa di rinnovo sono 35 e coinvolgono circa 6,2 milioni di dipendenti, il 47,3% del totale.

Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra marzo 2024 e marzo 2025, è passato da 29,0 a 23,1 mesi, mentre per il totale dei dipendenti aumenta da 10,1 a 10,9 mesi.

La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-marzo 2025 è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a marzo 2025 segna un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 4,0% rispetto a marzo 2024; l’aumento tendenziale è stato del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 4,3% per quelli dei servizi privati e dell’1,7% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: alimentari (+7,8%), settore metalmeccanico (+6,3%) e commercio (+6,1%).

L’incremento è invece nullo per farmacie private, telecomunicazioni, regioni e autonomie locali e servizio sanitario nazionale.

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A febbraio 2025 si stima una crescita congiunturale più ampia per le esportazioni (+3,5%) rispetto alle importazioni (+1,7%). L’aumento su base mensile dell’export riguarda entrambe le aree, Ue (+3,7%) ed extra-Ue (+3,2%).

Nel trimestre dicembre 2024-febbraio 2025, rispetto al precedente, l’export cresce del 4,0%, l’import del 3,0%.

A febbraio 2025 l’export cresce su base annua dello 0,8% in termini monetari, mentre si riduce del 4,3% in volume. La crescita tendenziale dell’export in valore è sintesi di un incremento per i mercati Ue (+3,0%) e di una contrazione per quelli extra Ue (-1,6%). L’import registra una crescita tendenziale del 4,1% in valore, che coinvolge in misura più marcata l’area extra-Ue (+8,7%), rispetto a quella Ue (+1,0%); in volume, le importazioni si riducono del 2,7%.

Tra i settori che più contribuiscono alla crescita tendenziale dell’export si segnalano: articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+31,2%) e mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+9,6%). Diminuiscono su base annua le esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati (-25,8%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (-4,1%) e autoveicoli (-11,5%).

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’aumento dell’export nazionale sono: Germania (+14,5%), Spagna (+21,1%), Svizzera (+17,3%), Regno Unito (+10,4%), paesi OPEC (+12,9%) e Paesi Bassi (+13,3%). All’opposto, Stati Uniti (-9,6%), Belgio (-11,8%), Turchia (-9,9%) e Austria (-9,0%) forniscono i contributi negativi più ampi.

Nei primi due mesi del 2025, l’export registra un incremento tendenziale dell’1,6%, cui contribuiscono soprattutto le maggiori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+32,3%), mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+8,2%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+4,9%). Apporti negativi, invece, derivano dalle minori esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati (-21,1%), autoveicoli (-13,7%) e macchinari e apparecchi n.c.a. (-3,8%).

Il saldo commerciale a febbraio 2025 è pari a +4.466 milioni di euro (era +6.000 milioni nello stesso mese del 2024). Il deficit energetico (-5.000 milioni) è superiore rispetto a un anno prima (-3.749 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici si riduce in misura contenuta, attestandosi a +9.466 milioni di euro (da +9.749 milioni di febbraio 2024).

Nel mese di febbraio 2025 i prezzi all’importazione aumentano dello 0,6% su base mensile e del 2,2% su base annua (era +1,4% a gennaio).

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Nel mese di marzo 2025, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,3% su febbraio e dell’1,9% su marzo 2024, dal +1,6% del mese precedente; la stima preliminare era +2,0%.

Tra le trenta città capoluogo di regione, provincia autonoma e grandi comuni, Bologna, con una variazione tendenziale di +2,1%, come riportato nel comunicato stesso, si colloca all'undicesimo posto della graduatoria decrescente delle città.

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A febbraio 2025 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,9% rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio il livello della produzione diminuisce dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti.

L’indice destagionalizzato aumenta su base mensile solo per l’energia (+4,0%); mentre si osservano flessioni per i beni strumentali (-3,3%), i beni intermedi (-2,0%) e i beni di consumo (-1,9%).

Al netto degli effetti di calendario, a febbraio 2025 l’indice generale diminuisce in termini tendenziali del 2,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 20 contro i 21 di febbraio 2024). Si registra una crescita esclusivamente per l’energia (+7,6%); al contrario, diminuzioni contraddistinguono i beni strumentali (-9,8%), i beni intermedi (-4,6%) e i beni di consumo (-2,0%).

I soli settori di attività economica che presentano incrementi tendenziali sono la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+19,4%), l’industria del legno, della carta e stampa (+3,4%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+1,6%). Nei rimanenti comparti, le flessioni più ampie si rilevano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,1%), nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-12,0%).

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Pubblicato il rapporto statistico mensile della Banca d'Italia relativo ai principali indicatori economici italiani con dati aggiornati a marzo 2025.

Il Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP) e le stime relative alle famiglie e alle società presentati in questo comunicato stampa sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle AP sono commentati in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

Nel quarto trimestre 2024 il saldo del conto delle AP in rapporto al Pil ha riportato un accreditamento dello 0,4% (nello stesso trimestre del 2023 risultava un indebitamento del -6,6%).

Il saldo primario delle AP (indebitamento/accreditamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil del 4,1% (-2,8% nel quarto trimestre del 2023).

Il saldo corrente delle AP ha registrato un valore positivo, con un’incidenza sul Pil del 5,9%: risultava positivo e pari al 4,5% anche nel quarto trimestre del 2023.

La pressione fiscale è stata pari al 50,6%, in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti in termini nominali dello 0,7%.

La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,5%, in diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

I prezzi al consumo, misurati dal deflatore implicito dei consumi delle famiglie, sono aumentati dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, determinando una flessione del potere d’acquisto dello 0,6%.

La quota di profitto delle società non finanziarie è stimata al 42,4%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il tasso di investimento delle società non finanziarie si è attestato al 22,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

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