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Sensibilizzare i cittadini sui rischi del fiume Piave e ricordare il divieto di balneazione già esistente per tutelare la comunità: la Provincia di Treviso ha chiesto alle Associazioni Ittico-Venatorie già attive sul territorio per l’attività di vigilanza lungo l’area fluviale, coordinate dalla Polizia Provinciale, di collaborare alle attività di informazione già avviate nelle scorse settimane, su impulso della Prefettura di Treviso, mettendosi a disposizione, su base volontaria, con l’obiettivo di diffondere maggiore consapevolezza sui pericoli idraulici del fiume che impongono di vietare l’entrata in acqua.

A seguito dei drammatici eventi che nelle scorse settimane si sono consumati lungo il fiume Piave, causando la tragica scomparsa di cittadini che, non rispettando il divieto di balneazione vigente, sono entrati nelle acque del fiume perdendo la vita, negli ultimi mesi è stato convocato e formato dalla Prefettura di Treviso un tavolo di lavoro, con il coinvolgimento della Regione Veneto, dell’Autorità di bacino Distrettuale delle Alpi Orientali, della Provincia e dei Comuni rivieraschi, per incrementare le attività di sensibilizzazione da rivolgere alla cittadinanza sui rischi dell’ambiente fluviale. Proprio con l’obiettivo di rispondere celermente a questa emergenza e grazie a quanto emerso dal confronto con tutti gli Enti coinvolti, la Provincia di Treviso si è da subito attivata, con la volontà di sostenere i Comuni nelle attività di divulgazione ai cittadini, realizzando una campagna di comunicazione in italiano e in inglese (già diffusa online) sul divieto di balneazione, sulle norme di riferimento e soprattutto sui pericoli idraulici del fiume che impongono di vietare l’entrata in acqua.

Hanno partecipato alla conferenza Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso, Alessandro Sallusto, viceprefetto vicario di Treviso, Tommaso Cappuccio di FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquea), Carlo Torresan di FIDC (Federazione Italiana della caccia) e Paolo Maggion dell’Associazione Nazionale Libera caccia.

“Naturalmente l’obiettivo prioritario di tutte le attività sinora svolte è quello di raggiungere quanti più cittadini possibili, di tutte le età, per impedire che tragici episodi possano verificarsi ancora – spiega Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso - è con questo spirito che la Provincia ha contattato le Associazioni ittico-venatorie, tramite gli Agenti di Polizia Provinciale: le Guardie volontarie hanno alle spalle una consolidata conoscenza delle caratteristiche dell’ambiente fluviale, connessa alle attività di controllo ittico-venatorie che già svolgono in tutto il territorio. Proprio nell’ambito di queste attività, abbiamo chiesto alle Associazioni la disponibilità a collaborare, su base volontaria, per aumentare la vigilanza lungo l’asta del fiume Piave intensificando così, in particolare durante il corso dei mesi estivi e in vista delle vacanze di Ferragosto, il presidio dell’area a tutela della popolazione, dando un importante e attivo contributo nella rete di sensibilizzazione rivolta ai cittadini sui rischi del Piave, nonché sul divieto di balneazione già esistente. Invito che è stato accolto con grande sensibilità e vicinanza: per questo ringrazio davvero le Associazioni e tutte le Guardie volontarie, 314 in tutta la provincia, che vorranno mettersi a disposizione”.

“La collaborazione delle Guardie volontarie delle Associazioni ittico-venatorie è un’ulteriore attività di sensibilizzazione positiva per diffondere maggiore consapevolezza sui rischi del fiume e sul divieto di balneazione vigente – spiega Alessandro Sallusto, viceprefetto vicario di Treviso – troviamo che questa iniziativa della Provincia di coinvolgere gli associati che già svolgono attività di vigilanza lungo il Piave, e che dunque conoscono bene le insidie dell’ambiente fluviale, sia sicuramente uno strumento in più, a scopo puramente informativo e non sanzionatorio, a salvaguardia dei cittadini”.

"Ci mettiamo a disposizione e ringraziamo la Provincia per la collaborazione – continua Tommaso Cappuccio di FIPSAS - purtroppo sappiamo che i divieti nel Piave e non solo, anche in altri fiumi, non vengono rispettati e quindi è giunto il momento di tornare a fare sensibilizzazione, come Fipsas stiamo pensando di allestire proprio delle postazioni fisse informative".

"Siamo circa un centinaio e ci mettiamo volentieri a disposizione – prosegue Carlo Torresan di FIDC - non per applicare sanzioni; siamo comunque volontari in divisa e questo è già un deterrente, quindi contiamo di fare la nostra parte per sensibilizzare e diffondere il materiale informativo".

"Siamo a disposizione con le nostre 50 guardie - conclude Paolo Maggion dell’Associazione Nazionale Libera caccia - abbiamo già fatto una pre riunione per organizzarci e lavoreremo soprattutto in entrata, quando la gente arriva in auto nelle zone rivierasche, così da poter informare al meglio già all'arrivo".

La Polizia Provinciale ha già programmato riunioni di coordinamento per organizzare al meglio il servizio.

 

Ben 107 specie assistite, il riccio rimane l’animale più frequente insieme a merli, tortore, colombacci e civette

Con l’arrivo della primavera la Provincia di Treviso ha redatto un bilancio dell’attività di recupero del Centro Fauna Selvatica dell’Ente nel 2024: sono stati 2091 gli animali selvatici recuperati dalla Polizia provinciale e dagli operatori del CRAS della Provincia, per un totale di 107 specie differenti soccorse, curate e riabilitate: tra le più frequenti, il riccio europeo, il merlo, la tortora dal collare, il colombaccio, la civetta, ma anche il rondone comune, la lepre europea, il capriolo, il pipistrello, il gheppio e il germano reale. Il Centro di Recupero Fauna Selvatica è gestito dalla Provincia di Treviso, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, nell'ambito delle funzioni di tutela dell'ambiente e degli animali selvatici del territorio. Si occupa di recuperare gli animali selvatici feriti e in situazioni di difficoltà sul territorio provinciale, svolge tutti gli accertamenti e le cure necessari per riportarli in natura in sicurezza e salute, secondo le indicazioni del veterinario responsabile. È diretto dalla Polizia Provinciale con la collaborazione delle Guardie per l'Ambiente.

Hanno partecipato alla conferenza Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso, Marco Martini, veterinario responsabile del CRAS incaricato dalla Provincia e gli agenti di Polizia Provinciale Francesca Tognon, Luca Frasson, Andrea Barbon, Giovanni Santarossa e Flavio Ferretton.

Nel dettaglio, nel 2024 sono stati soccorsi 2091 animali: al momento della segnalazione di un animale in difficoltà, gli agenti di Polizia provinciale e gli operatori delle Guardie per l’Ambiente incaricati del CRAS della Provincia, sulla base delle indicazioni del personale medico, analizzano e valutano il caso, recandosi sul luogo indicato dal cittadino che ha segnalato la presenza dell’animale e occupandosi di effettuare il recupero. Il dato complessivo di 1.805 interventi di recupero comprende tutte le attività svolte, anche quei casi in cui l’animale oggetto di recupero, a seguito di un’opportuna valutazione sul posto, viene lasciato in libertà poiché privo di lesioni o condizioni invalidanti. Anche in questa situazione, gli operatori assistono l’animale in loco, svolgendo tutte le verifiche e le operazioni necessarie per liberarlo in condizioni di sicurezza.

Tra le 87 specie assistite da gennaio a settembre, 5 le più frequenti: al primo posto il riccio europeo (con 534 esemplari recuperati), al secondo il merlo (200), al terzo la tortora dal collare (172), al quarto il colombaccio (115), al quinto la civetta (86). Seguono il rondone comune (82) il pipistrello (62), la lepre europea (63), il gheppio (50), il germano reale (47), il pettirosso (37) e il capriolo (51 esemplari soccorsi).

Negli interventi di recupero le cause più frequenti risultano essere la giovane età (436 esemplari), come nei casi in cui i piccoli siano stati abbandonati e pertanto risultino mancanti adeguate cure genitoriali, oppure si siano verificate condizioni di vulnerabilità durante i primi giorni fuori dal nido: in questo secondo caso, l’intervento si è quasi sempre concluso con il riposizionamento nella zona più sicura adiacente al ritrovamento. La seconda causa più frequente nei casi di segnalazione riguarda lo stato di debilitazione dell’animale provocata da patologie varie, di tipo parassitario, virale o batterico: rientrano in questo caso 688 recuperi. Tra le motivazioni più frequenti anche la presenza di traumi (465 gli animali soccorsi per questo aspetto), come fratture e lesioni di vario genere, così come la predazione da parte di cani e gatti (248 recuperi). Minori i casi di investimento stradale (198 recuperi) e di altra natura (vischio, incastrati, caduti dalla canna fumaria, cause che hanno riguardato 96 recuperi fino a oggi).

Per segnalare la presenza di animali in difficoltà e ricevere opportune indicazioni dal personale medico del Centro di Recupero Animali Selvatici della Provincia di Treviso, i cittadini possono telefonare al numero: 320 432 0671 attivo 24 ore su 24
e 7 giorni su 7.

“Visto che questi sono i primi giorni di primavera abbiamo pensato di cogliere l’occasione per presentare i dati degli animali selvatici soccorsi dal CRAS della Provincia di Treviso e dare consigli utili ai cittadini, anche nel caso in cui si imbattano in cucciolate o nidi – le parole di Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso – gli agenti della Polizia Provinciale, insieme alle Guardie per l’Ambiente, sono sempre molto attivi e impegnata nei recuperi, sia che si tratti di investimenti stradali, di animali intrappolati o di piccoli, offrendo un servizio di tutela delle specie del territorio e di cura medica, grazie al coordinamento del veterinario responsabile. Nel caso di ritrovamenti o segnalazioni di esemplari selvatici in difficoltà, l’invito è quello di telefonare quanto prima al nostro CRAS, operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per avere le corrette indicazioni caso per caso, per esempio evitare di toccarlo o spostarlo, quali aspetti osservare per capirne le reali condizioni e tutti altri semplici accorgimenti a cui prestare attenzione”.

“Quando riceviamo una segnalazione, ci rechiamo direttamente sul posto per verificare le condizioni dell’animale e valutare le misure da intraprendere, se portarlo al CRAS o se ricollocarlo, nel caso dei piccoli fuori dal nido, nel luogo adeguato – spiega Francesca Tognon della Polizia Provinciale – anche quest’anno i ricci sono la specie più numerosa che abbiamo in cura, insieme a merli, colombacci e civetti, ma tra i casi particolari voglio citare quello di una giovane cicogna nera, esemplare raro, che abbiamo recuperato denutrita e con parassiti e che ora, grazie a cure e alimentazione opportune, sta migliorando moltissimo. A breve la libereremo”

“È molto importante che i cittadini ci contattino al numero 320 432 0671 prima di intraprendere qualsiasi azione nel caso in cui trovino un animale selvatico in difficoltà o ferito – conclude Marco Martini, veterinario responsabile del CRAS – perché bisogna cercare di evitare il contatto e assolutamente non dare cibo o acqua a meno che non siano date specifiche indicazioni dall’agente di Polizia provinciale o dall’operatore competente: molto spesso queste azioni, che possono sembrare innocue, possono diventare irreparabili e comportare il peggioramento della situazione. Altro consiglio, prestare molta attenzione quando si potano le piante o si taglia il giardino: possono esserci piccoli mammiferi o uccellini caduti dal nido, che rischiano di riportare gravi ferite. Noi siamo a disposizione, contattate il CRAS della Provincia”.

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